
Al seminario Dal dire al fare, NOI - Napoli, si è tenuta domenica mattina la sessione "Democrazia a sorte, ovvero la sorte della democrazia".
Sono intervenuti Alessandro Pluchino, Professore associato di fisica teorica presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli Studi di Catania, Andrea Rapisarda, Professore associato di fisica teorica, metodi e modelli matematici presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli Studi di Catania, Samuele Nannoni, cofondatore ODERAL.
Ha facilitato la conversazione Mario Staderini
Il tema ha suscitato grande interesse e molte domande. Per limiti di tempo non è stato possibile rispondere a tutte e in maniera approfondita. I relatori hanno raccolto gli interrogativi e messo a disposizione queste agevoli FAQ.
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Democrazia aleatoria. Cos'è e come funziona - FAQ
CITIZENS' ASSEMBLY - a cura di Samuele Nannoni
Assemblee di cittadini sorteggiati per deliberare con l’aiuto di esperti su una questione o più questioni di importanza nazionale.
Chi viene sorteggiato e come avviene l’estrazione?
Possono diventare membri di un’Assemblea aleatoria tutti i cittadini che abbiano compiuto la maggiore età o, più nello specifico, tutti i cittadini con i requisiti per far parte dell’elettorato attivo.
Le fasi per la selezione dei membri delle Assemblee sono generalmente tre.
1) invito aperto alla cittadinanza a prendere parte a una riunione informativa e conoscitiva sull’Assemblea cittadina. Questa fase serve ad identificare un bacino di volontari tra i quali procedere all'estrazione finale dei membri. In realtà grandi e popolose, l’invito è generalmente mirato, ovvero si ha una prima estrazione dalle liste elettorali di un numero molto ampio di cittadini che vengono invitati a partecipare alla riunione informativa tramite posta.
2) fase informativa, in cui gli organizzatori del progetto lo presentano ai cittadini che hanno accettato di partecipare alla riunione. Viene creato una lista con i nomi di tutti quei cittadini che si dichiarano disponibili ad essere estratti a sorte come membri dell’Assemblea.
3) sorteggio dei membri finali dell’Assemblea dal bacino di cittadini volontari.
Ogni estrazione viene realizzata in modo elettronico dall’amministrazione che ha deciso di creare l’Assemblea o da un ente terzo.
Possono verificarsi casi specifici in cui si richieda una composizione particolare dell’Assemblea; ad esempio, composta per metà da cittadini cattolici e per metà da protestanti - com’è avvenuto in Irlanda. Negli altri casi, la composizione dell’Assemblea è generalmente piuttosto libera, rimessa appunto al caso. Questo perché è comprovato che lo strumento del sorteggio garantisca di per sé un’equa rappresentatività della società sotto tutti i punti di vista. Ovviamente, più persone vengono coinvolte, maggiore è la platea dei partecipanti - ovvero dei sorteggiabili - maggiore è la garanzia di rapprentativitá.
Gli unici vincoli che le esperienze di democrazia aleatoria hanno tutte messo in atto sono legati al criterio del genere e dell’età, in particolare nel caso in cui le proporzioni interne a questi calino oltre una data percentuale. In particolare, 30% come rappresentanza minima per entrambi i generi e 15% come rappresentanza minima per le tre sottocategorie di età (18-40, 40-60, over 60).
Alcune esperienze hanno considerato come criteri da non lasciare puramente “al caso” anche la provenienza geografica dei membri, il loro livello di istruzione e di reddito.
Cosa fanno nel dettaglio le Assemblee aleatorie?
In generale, le Assemblee conoscono almeno 3 fasi.
La prima fase è detta informativa ed è dedicata all’ascolto e all’interrogazione di esperti, funzionari amministrativi, politici, tecnici ecc sul tema o sui temi in oggetto.
La seconda fase è deliberativa e consiste in varie discussioni e scambi di opinioni sul tema tra i membri stessi dell’Assemblea, moderati dagli organizzatori dell’Assemblea e da chi la presiede. Durante questa fase vengono definite ed avanzate varie proposte, poi messe al voto.
Infine, l’ultima fase è quella risolutiva e consiste nell’adozione da parte dell’Assemblea di un testo unico, risultante dalle votazioni sulle singole proposte precedentemente avanzate e contenente una o più decisioni finali.
È a discrezione del potere pubblico che ha creato l’Assemblea (Comune, Regione, Parlamento) decidere che valore conferire a tale risoluzione dell’Assemblea; se puramente consultivo o vincolante. Un’ipotesi già percorsa altrove è che ad esprimersi con un voto su questa risoluzione possano essere una nuova Assemblea composta da nuovi membri sorteggiati e/o l’Assemblea eletta (Consiglio comunale, Consiglio regionale, Parlamento).
Qual è il rapporto delle Assemblee con i tecnici e gli esperti?
L’ascolto e l’interrogazione di professionisti ed esperti del settore oggetto di deliberazione da parte dei cittadini deliberanti è una delle fasi-chiave dei processi di democrazia aleatoria. Non a caso, la prima fase che caratterizza un’Assemblea aleatoria è appunto detta informativa.
Si consideri che, esattamente come i politici, i cittadini deliberanti non sono tuttologi.
Si pensi al Parlamento: vi siedono centinaia di persone, ciascuna con le proprie esperienze e competenze settoriali, eppure tutti votano su tutto. Questo perché, appunto, esistono “gli esperti”, che vengono regolarmente e costantemente consultati dai politici di ogni rango e posizione.
“Gli esperti” non è una parolaccia. Le persone con competenze tecniche e specializzate servono alla democrazia, sono vitali, basta però che facciano gli esperti e non i decisori. Gli esperti illustrano, spiegano, dimostrano, insegnano, convincono o non convincono ma non devono decidere.
Se decidono, la democrazia muore e siamo nella tecnocrazia. E dunque, incompetenza non significa stupidità! Chi delibera, chi prende decisioni, non è necessario che possieda competenze specifiche sull’oggetto della deliberazione; e questo è appunto già valido oggi.
PARLAMENTARI PER CASO - a cura di Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda
Modello teorico per rendere il Parlamento più efficiente e rappresentativo attraverso l’integrazione di cittadini sorteggiati: il numero dei sorteggiati è collegato all’astensione realizzatasi.
Qual è il rapporto tra il vostro modello e il diagramma di Cipolla?
Il diagramma di Cipolla è servito da ispirazione per modellizzare le azioni dei parlamentari in termini del combinato disposto del loro interesse personale (asse x) e dell’interesse collettivo che dovrebbe guidarle (asse y); non ci interessa invece caratterizzare i partiti o i parlamentari sorteggiati in termini dei quattro gruppi identificati da Cipolla (intelligenti, banditi, ingenui e stupidi), anche perché i risultati delle nostre simulazioni vengono mediati su numerose diverse distribuzioni iniziali casuali dei punti e dei partiti sul diagramma stesso, dunque sono indipendenti dalla loro collocazione specifica.
Qual’è il peso nel modello dei banditi e degli stupidi?
Nessuno: come dicevamo, le simulazioni sono mediate su tante realizzazioni casuali delle condizioni iniziali, dunque questo è un aspetto irrilevante.
Il modello è già stato validato?
Non ancora, si tratta di uno studio teorico, ma i risultati da noi ottenuti sono in accordo con una lunga tradizione storica che supporta il ruolo benefico di decisori scelti a sorte e molte sono le esperienze recenti che vanno in questa direzione. Inoltre, il ruolo benefico del caso è stato concretamente verificato in ambiti diversi da quello politico, che vanno dalla fisica alla biologia, dalla finanza al management nelle organizzazioni gerarchiche.
Come si fa a determinare il valore collettivo di una legge?
Nella realtà è chiaro che si può fare solo a posteriori, ad esempio mediante dei sondaggi allargati per vedere il gradimento della legge stessa. Noi nel modello assumiamo un insieme di proposte di legge che abbiano tutti i valori possibili di Y (la variabile che esprime appunto il beneficio collettivo di una proposta), quindi i risultati non dipendono dalla determinazione esplicita di questo valore.
Come fanno i sorteggiati ad essere anonimi?
È compatibile l'anonimato di un parlamentare con la costituzione? Probabilmente no, bisognerebbe eventualmente cambiarla. Ma è vero anche che si tratterebbe di parlamentari sorteggiati diversi per ogni legge di discutere, quindi sono figure diverse dal parlamentare tradizionale. In ogni caso l’anonimato non è strettamente necessario, è solo uno dei modi possibili per garantire l’indipendenza dei sorteggiati ed evitare che vengano “catturati” o condizionati dai partiti.
In che modo risponde il parlamentare sorteggiato delle sue scelte, visto che non essendo eletto non ha nulla da perdere?
Il punto è che il parlamentare indipendente è sorteggiato, non eletto, dunque non deve rispondere a nessuno: ma questo può essere un vantaggio, in quanto normalmente un deputato eletto risponde realmente solo a chi lo ha fatto eleggere o lo ha messo in una lista, e non ai cittadini. Con il sorteggio, i cittadini entrano direttamente e personalmente nell’agone politico, e per giunta limitatamente ad una sola proposta di legge, quindi non devono pensare alla loro rielezione né agli interessi di chi li ha fatti eleggere, e possono agire realmente “senza vincolo di mandato”, come recita la costituzione. Infine, bisogna sottolineare che le scelte del singolo parlamentare indipendente possono anche essere sbagliate, ma è comunque il risultato collettivo che sarà benefico, secondo il fenomeno della “saggezza della folla”.
Come fate a dire che il Parlamento è più efficiente e quindi produce politiche migliori?
Noi definiamo l’efficienza di un parlamento durante una legislatura come il prodotto del numero complessivo di leggi approvate per il vantaggio sociale medio da esse assicurato. Il nostro modello e le simulazioni dimostrano che un parlamento misto, fatto di eletti e sorteggiati, cioè di partiti e di indipendenti, produce un buon numero di leggi ciascuna delle quali ha un elevato valore sociale (la variabile Y), dunque è molto efficiente. I partiti da soli, invece, grazie alla disciplina di partito, producono magari più leggi, ma di scarso interesse collettivo, mentre un parlamento di soli indipendenti produrrebbe leggi, magari ottime, ma in numero limitato, in quanto è molto più faticoso convincere ogni volta deputati svincolati gli uni dagli altri: in entrambi i casi, l’efficienza si mantiene molto più bassa.
Rispetto alla saggezza della folla, come si fa a distinguere tra la valutazione di un dato di fatto (il peso di una cosa esistente) e una legge che non si sa quando viene fatta se sia giusta?
Vedi la risposta alla domanda Come si fa a determinare il valore collettivo di una legge?: il valore della legge può essere determinato a posteriori con un sondaggio o un referendum, ma i nostri risultati sono indipendenti da questa valutazione.
Come si fa a garantire la sicurezza del sorteggio evitando i rischi che ci sono nel voto elettronico?
Intanto dovrebbe essere un organismo terzo a fare il sorteggio. Poi, i rischi ci possono essere comunque, indipendentemente da come si voti o si sorteggino i cittadini. È però verosimile immaginare che sia molto più facile garantire la sicurezza di un sorteggio che quella del meccanismo elettorale tradizionale, del resto notoriamente non immune da brogli di vario tipo.
Come si fa ad essere sicuri della competenza dei parlamentari sorteggiati?
La democrazia non è il governo dei tecnici o dei più competenti, ma del popolo. In questo senso deve essere il più rappresentativo possibile. Il sorteggio garantisce ad un tempo rappresentatività e rappresentanza, evitando clientelismi e favoritismi. È possibile tramite un sorteggio pesato garantire le minoranze e la parità di genere. I sorteggiati, poi, potranno avvalersi dell’aiuto dei tecnici per decidere secondo coscienza. Come del resto avviene già per comporre le giurie popolari dei processi, dove i giurati mitigando il potere del giudice togato, decidono spesso su questioni vitali per gli imputati.
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