La democrazia aleatoria

Democrazia aleatoria, Nannoni

Che la democrazia in Italia e nel mondo sia in crisi è del tutto evidente. Basta guardare al calo sempre maggiore da decenni a questa parte tanto dell’affluenza alle elezioni quanto dell’adesione ai partiti politici.
Questo è il motivo principale per cui nel settembre 2018, assieme a Marco Sciolis e con il prezioso supporto di due professori di fisica dell’Università di Catania, Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda, ho deciso di fondare ODERAL - Organizzazione per la Democrazia Rappresentativa Aleatoria.

Dal latino “alea”, che significa “dado”, la Democrazia Aleatoria è un’antica variante democratica, tornata in auge nel mondo da qualche decennio, che si fonda sulla selezione dei rappresentanti dei cittadini all’interno di organi collegiali, ovvero Assemblee, non tramite elezione bensì tramite sorteggio.

Su un punto voglio fare chiarezza sin da subito: la democrazia aleatoria e ODERAL nello specifico non ambiscono a sostituire le elezioni con il sorteggio, bensì ad integrare i due, affiancando ad Assemblee elette Assemblee sorteggiate.

Di fatto, ODERAL si presenta ad oggi in Italia come l’unica Organizzazione dedita alla promozione del sorteggio come strumento democratico. In questi pochi mesi, seguendo la scia presente in altri paesi, abbiamo già elaborato alcuni progetti per la realizzazione di esperienze di democrazia aleatoria in Italia, concentrandoci in particolare su una promozione rivolta ai Comuni. Prima di trattare del dove e del come la democrazia aleatoria trova realizzazione, voglio parlare del perché essa sia fondamentale oggi per il rinvigorimento dei nostri sistemi democratici.

Innanzitutto, per risolvere le crisi (di rappresentanza, di legittimità, di efficienza ecc) della nostra democrazia è nostra ferma convinzione che non basti qualche riformetta, bensì una riforma radicale e ancor prima un importante cambio di paradigma e di visione di cosa significhi democrazia e di quale sia la sua massima, più compiuta e miglior realizzazione. A nostro avviso, ma non solo, oggigiorno essa non può più prescindere dal concetto chiave di partecipazione, che si lega ad altri due altrettanto fondamentali; dignità e parità (che - attenzione - non significa uguaglianza).

Cerco di spiegarmi meglio con un esempio. Ipotizziamo che un sindaco in Italia decida di voler ottenere per la sua città una totale autonomia, cosa farebbe? Io credo, ipotizzo, che indirebbe un bel referendum! Attenzione; Referendum, ovvero strumento di democrazia diretta. Che cosa vuol dire un referendum? Vuol dire un sì o un no. Punto. Ma perché io, cittadino, se si parla di una scelta importante e fondamentale per la mia città, regione, stato, continente, comunità devo dire un sì o un no? Perchè devo mettere una x su un simbolino? A volte si ha l’impressione che l’espressione comune cittadino faccia rima con povero cretino.

Non so se abbiate mai riflettuto su quanto poter esprimere soltanto un sì o un no rappresenti un’estrema riduzione della complessità che è propria della democrazia, una semplificazione nociva per un sistema che si fonda sulla libertà e sul libero pensiero. Non solo; le elezioni si caratterizzano per un insieme di pratiche e simboli che sembrano andare a comporre un sistema architettato per analfabeti piuttosto che per una civiltà evoluta come quella umana. Schede colorate, una x su un simbolo, qualsiasi altro segno che annulla il voto... Tutto appare creato per far emettere non un giudizio ma una volontà elementare ai cittadini, trattando questi come soggetti inadatti a riflettere e ad esprimersi secondo i mezzi e le capacità di discernimento proprie di società ormai ben lontane dall’analfabetismo.

Oltretutto sorge spontanea una domanda: ma se i cittadini non hanno gli strumenti per capire e decidere in merito a certi temi oggetto di legislazione, come fanno essi ad essere in grado di scegliere i loro rappresentanti sulla base di quegli stessi temi? Non a caso, quanti di noi, prima delle elezioni, per scegliere chi e cosa votare vagliano minuziosamente le proposte di tutti i programmi elettorali presentati in campagna elettorale? Risposta: zero virgola periodico. Allora, la politica è solo un teatro, in cui non conta ciò che si dice ma come lo si dice. E’ apparenza! E’ questa la democrazia? È questo che ci meritiamo?
NO! Siamo esseri complessi, evoluti, pensanti e ragionanti. Questo è l’animale politico di cui parlava Aristotele, non l’automa che ogni 5 anni prende una matitina in mano e si chiude in una cabina. E dunque QUI sta l’elemento centrale che differenzia la democrazia aleatoria tanto dalla democrazia elettiva quanto dalla democrazia diretta: la dignità dell’essere umano in quanto essere capace di comprendere e prendere decisioni nell’interesse della sua comunità e dunque, di riflesso, nell’interesse proprio.

Ecco quindi che cosa significa democrazia rappresentativa aleatoria. A deliberare, a scegliere, a votare su una questione di interesse generale, siano anche i cittadini stessi, in prima persona! Tutti insieme? Certo che no, sarebbe impossibile. Sia dunque un gruppo di cittadini! Scelti come? A caso! Questo perché? Perché la rivoluzione sta nel fatto che TUTTI POSSANO POTENZIALMENTE partecipare al processo politico, per un periodo limitato, attraverso un meccanismo che comprovatamente, e contrariamente alle elezioni, garantisce: rappresentatività, inclusione, pari opportunità, legittimità e legittimazione delle scelte adottate, partecipazione, responsabilizzazione e dunque calo drastico di sentimenti antipolitici e populistici e di fenomeni di corruzione e malaffare.

Ecco qui di seguito riassunti alcuni benefici della democrazia aleatoria:
Vicinanza cittadini elettori–politici eletti. Gli esperimenti di democrazia aleatoria avvicinano elettori ed eletti, dal momento che i primi comprendono la complessità della politica e del lavoro dei rappresentanti eletti, mentre i secondi vedono accrescere la legittimità delle loro scelte avallate dai cittadini. Dunque, un aumento della legittimità delle scelte politiche ed un aumento della legittimazione dei politici da parte dei cittadini. Non a caso, la realizzazione di esperimenti di democrazia aleatoria si è spesso tradotta in un vantaggio politico per chi li ha presentati.

Una politica priva di interessi. La democrazia aleatoria si caratterizza per due elementi che fanno sì che la politica svolta dalle Assemblee sorteggiate – differentemente da quelle elette – sia priva di secondi fini. Questi elementi sono la temporaneità delle assemblee, che spesso hanno una durata prestabilita, e/o il ricambio frequente dei suoi membri. Entrambe queste caratteristiche hanno come conseguenza l’impossibilità che per i membri delle Assemblee si creino occasioni di ricercare ed ottenere vantaggi o di perseguire secondi fini rispetto a quello dell’interesse generale.

Rappresentatività. Rispetto alla pratica elettiva, il sorteggio è ampiamente dimostrato che riesca a garantire una maggiore rappresentatività della società civile e a mantenere un più ampio equilibrio tra le diversità presenti in essa, all’interno dell’Assemblea. Genere, età, residenza, livello di istruzione, professione svolta e posizione sociale sono tutti criteri che risentono positivamente in termini di rappresentatività all’interno delle Assemblee sorteggiate.

Inclusione e pari opportunità (non solo di genere). Lo strumento del sorteggio concede a tutte le minoranze presenti nella società maggiori possibilità di essere rappresentate. Donne, persone di colore o comunque non bianche, immigrati, omosessuali, minoranze religiose, disabili; tutte categorie la cui rappresentanza è ad oggi proporzionalmente assai inferiore alla loro presenza nella società

Sin da subito ci tengo a contrastare una critica comune alla democrazia aleatoria: “I cittadini che prendono decisioni? Ma i cittadini sono incompetenti, che ne sanno i cittadini?”.  Scusate, ma vi siete mai posti una domanda: ma i politici, che ne sanno, i politici? Chi sono i politici? Sono persone comuni che si dedicano a una causa. Benissimo, quindi non sono tuttologi! Pensate al Parlamento: vi siedono centinaia di persone, ciascuna con le proprie esperienze e competenze settoriali, eppure TUTTI votano su TUTTO. Perché? Perché esistono “gli esperti”, che vengono regolarmente e costantemente consultati dai politici di ogni rango e posizione. “Gli esperti” non è una parolaccia. Le persone con competenze tecniche e specializzate servono alla democrazia, sono vitali, basta però che facciano gli esperti e non i decisori. Gli esperti illustrano, spiegano, insegnano, consigliano, convincono o non convincono ma NON DEVONO DECIDERE. Se decidono, la democrazia muore e siamo nella tecnocrazia. E dunque, incompetenza non significa stupidità! Chi delibera, chi prende decisioni, non è necessario che possieda competenze specifiche sull’oggetto della deliberazione; e questo è appunto già valido oggi.

Dopotutto, se dovete fare un lavoro di ristrutturazione in casa, almeno che non siate costruttori edili, cosa fate? Vi recate da più ditte per dei preventivi, delle “analisi costi-benefici” come va di moda dire adesso, e poi scegliete. Voi sentite “gli esperti” e poi voi scegliete. Voi scegliete, non loro; voi!
Ecco perché l’ascolto e l’interrogazione di professionisti ed esperti del settore oggetto di deliberazione da parte dei cittadini deliberanti è una delle fasi-chiave dei processi di democrazia aleatoria. Dopotutto, lo stesso motto di Radio Radicale è CONOSCERE PER DELIBERARE; niente di più pertinente!

Si consideri poi il fatto che il miglior modo per far uscire i cittadini da una loro presunta ignoranza e incompetenza è proprio fornire a questi la motivazione per dover essere informati e preparati. L’occasione – recita il proverbio – fa l’uomo ladro. Le esperienze di democrazia aleatoria si sono infatti sempre presentate come una vera e propria palestra di educazione civica e politica, durante le quali entra in moto nei cittadini un comprovato meccanismo psicologico chiamato “ignoranza razionale” per il quale chiunque, se posto nelle condizioni in cui la sua scelta possa fare la differenza, si impegnerà al massimo per prenderla nel migliore dei modi e col massimo dell’impegno.

Citando Umberto Eco, se vogliamo che tutta questa gente la smetta di parlare a caso sui social, dobbiamo trovare il modo di canalizzare questa volontà e necessità di partecipazione. Uno dei difetti di questa nostra democrazia è quello di non essere più adeguata all’epoca tecnologica nella quale vive. Attraverso Internet, la comunicazione non è più unilaterale, verticale, dall’alto verso il basso (com’era con i giornali, la radio e la televisione), ma è diventata orizzontale: tutti possono esprimersi, tutti possono dire la loro su tutto. Ebbene, come sappiamo questo fenomeno ha anche innumerevoli aspetti negativi; tutti parlano, ma in tanti lo fanno a sproposito. Questo perché si tratta di un fenomeno che non viene governato! Ed è la politica che deve farlo.

Al contrario, fino ad oggi l’autoreferenzialità della politica ha tenuto lontani questi cittadini, confinandoli in un angolo e dando così modo a questi di inasprirsi sulle loro posizioni, esacerbando parallelamente i loro sentimenti di antipolitica. “Troppa partecipazione può portare al collasso del sistema” - ammoniva Samuel Huntington. Questo è vero, ma, ancora una volta, solo se questa partecipazione non viene gestita, regolata e governata.  La democrazia aleatoria consente che la partecipazione sia potenzialmente aperta a tutti, ma il numero di membri di un’Assemblea cittadina resta sempre lo stesso. In questi casi la partecipazione è quindi effettivamente controllata; ciononostante viene conferita a tutti la possibilità di far parte di tali Assemblee e quindi di partecipare.

Bene, fino a qui mi sono occupato del perché la democrazia aleatoria sia benefica e necessaria. Restano il come e il dove.
Brevemente, i metodi di applicazione della democrazia aleatoria possono essere innumerevoli. Una cosa dev’essere chiara: il sorteggio viene utilizzato come strumento per la selezione di membri di organi collegiali, ovvero Assemblee. Poi queste possono essere e sono già oggi nel mondo di molte tipologie differenti; nei metodi di composizione (ovvero nell’applicazione del sorteggio), nella composizione stessa e nei poteri attribuiti loro (consultive, revisionanti, deliberative ecc).
Ciò che invece è fondamentale e che in troppo pochi sanno è che le esperienze di democrazia aleatoria e le creazioni di Assemblee di cittadini sorteggiati si moltiplicano da circa 20 anni a questa parte ad un ritmo incessante. Alcuni esempi:
OLANDA: riforma del sistema elettorale 2006
IRLANDA: riforma di 8 articoli costituzionali nel 2013 + riforma del sistema di assistenza sociale nel 2018
CANADA: riforma del sistema elettorale in 2 stati (2004-2006) + oltre 30 progetti di creazione di Assemblee civiche realizzati in Tutto il Canada dal 2007 ad oggi su oltre 11 temi differenti
OREGON (USA): da 10 anni si formano Assemblee che prima di ciascun referendum emettono un giudizio sul tema
SVIZZERA (GINEVRA): stessa cosa dal 2019
POLONIA (DANZICA e LUBLINO): Assemblee sul miglioramento della qualità dell’aria cittadina
BELGIO: COMUNITÀ’ GERMANOFONA DEL BELGIO ha approvato da poche settimane la creazione di ben 2 organi sorteggiati permanenti che, con poteri, composizione e durata differenti, affiancheranno il Parlamento regionale
SPAGNA (MADRID): nel 2019 entrerà in vigore un organo permanente chiamato “Osservatorio” di 57 cittadini estratti a sorte, che affiancherà i 57 consiglieri comunali e dovrà analizzare e valutare l'azione del Consiglio, fare proposte, interrogazioni e raccomandazioni, valutare le proposte cittadine e convocare consultazioni pubbliche

E in Italia? Com’è noto in Italia ad oggi non si è ancora avuto neppure un esperimento di questo tipo. E questo è il motivo per cui è nata ODERAL, per promuovere la creazione di simili esperienze di democrazia aleatoria sul nostro territorio.

UN PO’DI STORIA
Le elezioni: il graal, l’oracolo, qualcosa di sacro. Paradosso: veneriamo le elezioni ma disprezziamo gli eletti. Da circa 300 anni chi dice democrazia dice elezioni. Peccato che la democrazia di anni ne abbia 3000. E prima? Prima le cose non stavano esattamente così. Dai tempi dell’antica Atene sino al ‘700, il sorteggio è stato un elemento cardine di moltissime entità para-statali in tutta Europa e non solo e veniva considerato come tale da tutti i grandi pensatori e filosofi del tempo: da Aristotele fino a Rousseau, Montesquieu, de Tocqueville. Poi cos’è successo? 2 rivoluzioni: americana e francese. La Rivoluzione americana e quella francese non hanno cacciato un’aristocrazia per rimpiazzarla con una democrazia, bensì hanno cacciato un’aristocrazia ereditaria per sostituirla con un’aristocrazia liberamente scelta; una “aristocrazia elettiva” per riprendere l’espressione di Rousseau. I testi dei grandi pensatori sono stati epurati dagli elementi di riferimento al sorteggio e questo è sparito dalla prassi delle entità statali che andarono a formarsi. Certo, vi erano evidenti difficoltà pratiche (grandi dimensioni territoriali, registri anagrafici non aggiornati), ma si evince chiaramente negli scritti rivoluzionari americani e francesi che gli autori non soltanto non potessero, ma neppure volessero applicare il sorteggio come pratica democratica. La procedura democratica adottata per i nuovi stati fu dunque quella che fino ad allora era servita soprattutto ad eleggere i nuovi papi: le elezioni. Questo forse ci spiega come mai le elezioni, da allora, siano circondate da un’aura di sacralità. Già la parola stessa, “voto”, richiama infatti forse non a caso un atto di impegno solenne di preti, frati e suore.


Per maggiori informazioni
www.oderal.org
ODERAL su Facebook

GUARDA IL VIDEO Democrazia a sorte, ovvero la sorte della democrazia su Radio Radicale

LEGGI le FAQ su Democrazia aleatoria. Cos’è e come funziona

RIFLESSIONI E RISPOSTE MATURATE AL SEMINARIO DAL DIRE AL FARE, NOI - NAPOLI

Che differenza c’è tra la democrazia aleatoria e il Movimento 5 Stelle?
Innanzitutto, va premesso che, in realtà, il M5S si è da sempre dichiarato paladino della democrazia diretta; qualcosa di ben diverso dalla democrazia rappresentativa aleatoria!
Ciò detto, potremmo dire che le originarie premesse del M5S erano buone, ma poi sono state disattese. I vertici del Movimento capirono il momento opportuno (crisi della democrazia e della fiducia nella politica e nei partiti) e decisero di gettare letteralmente dei cittadini comuni, ovviamente  impreparati, in politica e nelle istituzioni. Si trattò di un gravissimo errore!

Anziché capire che il problema era ed è sistemico, ovvero attinente alla nostra forma di democrazia (rappresentativa elettiva), e che pertanto sarebbe necessario agire su questa, il M5S ha mantenuto inalterato e intatto l’edificio, semplicemente scaricandoci dentro cittadini comuni. Non a caso, nel giro di poco tempo si trasformò di fatto in Partito, diventando uno degli elementi cardine del nostro sistema politico e partitico, oggi addirittura al governo.  Già nel 2013, rinunciando all’ accordo con il PD e alla conseguente attuazione di una parte del loro programma elettorale, esso mise in atto una chiara strategia politica tipicamente partitica, finalizzata non tanto al perseguimento di un beneficio per la collettività ed il paese, bensì per se stesso; ovvero, l’aumento di consensi.

Questa è la grande differenza: la democrazia aleatoria propone un altro modo di fare politica e di attuare, appunto, la democrazia. Un modo che contempla i cittadini ma non i partiti. La via intrapresa dal M5S non ha intaccato di una virgola l'attuale sistema e ne ha forse persino aggravato alcuni aspetti. Non basta - ed anzi in buona misura è risultato dannoso - portare i cittadini in un sistema con le sue regole, i suoi tempi, i suoi ingranaggi. Il sistema va in parte modificato, creando strutture e istituzioni nuove, parallele, da costruire a misura di cittadini che deliberano per un arco di tempo limitato su una o più questioni di interesse pubblico.

Più che chiederci quale sia la differenza tra il M5S e la democrazia aleatoria, ci sarebbe quindi piuttosto da chiedersi cosa distingua questo da un altro partito. Anzi, sotto certi aspetti il M5S presenta addirittura elementi che lo distanziano come non mai dai principi alla base della democrazia aleatoria. Uno di questi è senza dubbio il contratto che i parlamentari e non solo del M5S devono sottoscrivere. Ciò significa che essi sono di fatto impossibilitati ad opporsi a una linea; quella del partito. Quanto di più lontano dal concetto di sorteggio in democrazia! Dove sta dunque la libertà di pensiero dei singoli? Sono cittadini comuni o automi? Il contratto rappresenta la negazione dei principi della democrazia aleatoria ed è per questo che mi spingo ad affermare che il M5S rappresenti l’elemento di maggior instabilità in un sistema, il nostro, già di per sé al collasso.