
Lo scopo di questo documento è analizzare la possibilità di implementare la metodologia Agile all’interno di una proposta politica.
Molto spesso nelle discussioni politiche, al momento di organizzare gli sviluppi successivi, non si sa bene come andare avanti e ci si perde nel percorso inserendo sempre più variabili che complicano inevitabilmente il raggiungimento dello scopo prefissato.
Io, che sono un completo neofita della politica, rimango ovviamente stupito di fronte a questa difficoltà e non posso fare a meno di confrontarla con la mia, personale, esperienza lavorativa (mi occupo di sviluppo software per il web).
Soprattutto nelle aziende che si occupano di IT, ma non solo, questa metodologia è già ben conosciuta e molte sono le aziende che hanno ottenuto risultati straordinari grazie a questi metodi. Per far fronte a problemi sempre più complessi si è deciso di codificare delle azioni che possano semplificare il processo che porta alla produzione di valore.
La metodologia Agile non è niente di trascendentale, non si discosta molto da semplici regole di buon senso che già applichiamo, inconsapevolmente, in molte occasioni della nostra vita. L’unica differenza è che questo metodo è stato “ingegnerizzato”. In pratica sono state formalizzate delle regole generali che sono indicative e non obbligatorie. Ognuno poi è libero di scegliere quali attivare secondo le necessità del progetto stesso.
Un pò di storia
Nel 2001 viene pubblicato il“ Manifesto per lo sviluppo agile del software” in cui per la prima volta ci si contrappone ai modelli di sviluppo tradizionali, proponendo un approccio meno strutturato e focalizzato sull'obiettivo di consegnare al cliente, in tempi brevi e frequentemente, software funzionante e di qualità.
Il mio tentativo qui è di analizzare se è possibile trasportare alcuni di questi concetti nel mondo della politica, dove quello che viene definito “cliente” diventa l’intero unicum della popolazione di un paese e il “software da rilasciare” diventa la vera azione politica da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Negli anni sono state proposte varie metodologie di lavoro che si definiscono Agile: Scrum, Extreme Programming, Adaptive Software Development, per citarne alcune ma, come dicevo all’inizio, ognuno è libero di creare i metodi e gli strumenti che ritiene più opportuni in modo che si possano adattare al progetto specifico.
Nell’ambito di questo documento mi limiterò quindi ad esporre solamente alcune delle mie esperienze personali che ritengo possano funzionare anche in altri ambiti.
Analisi delle necessità
Uno dei punti principali da cui è necessario partire è l’analisi delle necessità. Nelle aziende private, ovviamente, queste sono delle necessità puramente commerciali ma dal punto di vista politico questa analisi si realizza nell’ascolto e nella catalogazione di tutte le richieste che vengono dai cittadini. Si tratta quindi di creare dei veri e propri “cahiers de doléances”, o meglio una banca dati delle lamentele che parte dai cittadini.
Ma come realizzare una banca dati così complessa? Anche in questo caso ci vengono in aiuto gli strumenti utilizzati nelle aziende IT. Esistono numerosi software di bug/issue tracking (tracciatori di errori/lavorazioni), ad esempio Wrike o YouTrack , che permettono di organizzare tutte le richieste di aiuto che possono pervenire.
I suggerimenti, o le lamentele, che vengono alla luce possono essere visti come dei veri e propri Bug della democrazia che devono quindi essere risolti.
Ma come funzionano questi software? L’utilizzo, in genere, è molto semplice e intuitivo ma soprattutto il potenziale di capacità inclusiva di questo sistema è fenomenale. Basta infatti inviare una e-mail ad un indirizzo predefinito (ad esempio: bug@democrazia.com) ed il software si occupa in automatico di creare una nuova issue, permettendo quindi a tutti i cittadini, senza esclusione alcuna, la possibilità di segnalare errori, malfunzionamenti o miglioramenti della vita democratica.
Questi software permettono poi di catalogare le varie richieste all’interno dei vari progetti. Si può impostare quale sia la priorità di una certa richiesta, oppure se questa è collegata o propedeutica per iniziarne un’altra. C’è la possibilità di collegare documenti, link e approfondimenti, decidere chi se ne occuperà e impostare una lista di utenti interessati all’argomento.
Un punto importante da sottolineare (che forse dovrebbe essere superato) è che la decisione di quali problematiche affrontare prima di altre, rimane ancora nelle mani degli organi decisionali più alti (le classi dirigenti), ma il potere del popolo potrebbe essere potenziato mediante la funzione del “mi piace”. Proposte di iniziativa con molti “mi piace” potrebbero avere la priorità su altre.
Benchmark
Analisi dei concorrenti. Non possiamo re-inventare ogni volta la ruota. E’ fondamentale guardare a cosa hanno fatto gli altri prima di noi. Nel mio lavoro mi trovo, molte volte, a guardare, o spiare, come si comportano i big del mercato su alcuni argomenti. Nel mondo moderno tutto è stato già pensato e analizzato, non possiamo permetterci di ripartire ogni volta zero. C’è un time to market da rispettare e mentre nella vita politica questo tempo è determinato dalle scadenze elettorali, in quella associativa è sicuramente più immediato, quasi quotidiano. Quindi non c’è tempo da perdere!
E’ importante analizzare cosa hanno fatto gli altri, sia a livello locale che nazionale, ricordandoci di guardare anche a cosa succede oltre i nostri confini nazionali. Ad esempio, per quanto riguarda gli strumenti per la democrazia sarebbe impensabile prescindere da un’analisi della piattaforma Rousseau. Per quanto possa non piacerci, è ormai basilare comprendere che essa ha già introdotto degli standard comunicativi e funzionali dai quali non si potrà prescindere negli anni a venire. Il problema di quella piattaforma è che gestita da una azienda privata e quindi influenzabile e manipolabile, come hanno dimostrato gli ultimi fatti di cronaca. Non è ovviamente questo il nostro obiettivo, ma possiamo sicuramente imparare molto dagli errori commessi da altri, ad esempio per evitare di commetterli anche noi.
Questa analisi dei competitor non si limita però all’osservazione degli strumenti altrui. Essa deve infatti risultare nella creazione di un documento che sottolinea alcuni pattern comuni tra le varie proposte analizzate. Ad esempio si può creare un pattern che raccolga tutte le iniziative che hanno avuto una forma referendaria, oppure tutte quelle che sono partite da una iniziativa popolare. In questo modo anche le nostre future proposte andranno presentate all’interno di questi pattern. Può succedere di avere due o più soluzioni alla stessa problematica che però si differenziano nell’aderire a diversi pattern di soluzioni possibili.
One Question Sentence (One QS)
Su questo punto occorre fare una piccola precisazione per sottolineare che questa regola (One QS) è una mia completa invenzione, non esistono (o almeno io non ne conosco) riferimenti bibliografici a questa particolare regola, ma è semplicemente quella che io utilizzo più frequentemente e che mi sono trovato spesso ad applicare per superare alcune difficoltà. In pratica con la One QS si cerca di sintetizzare una problematica specifica arrivando a coniugarla in una domanda singola e di senso compiuto.
La domanda si compone generalmente in questo modo:
“Come possiamo convincere la Target Audience a fare un’Azione Primaria in modo da poter raggiungere il nostro Obiettivo Primario?” Vengono immediatamente alla luce alcuni concetti che hanno bisogno di un approfondimento.
Cosa si intende per Target Audience?
Chi si occupa di economia sà di cosa sto parlando; si tratta di individuare una platea specifica alla quale vogliamo rivolgerci. Questo passaggio è fondamentale per individuare le azioni che sarà necessario attivare, infatti queste dovranno essere diversificate e mirate in caso ci volessimo rivolgere ad un manager piuttosto che ad un contadino.
Nella mia esperienza lavorativa ho trovato molto utile, a questo proposito, l’utilizzo degli User Personas, in pratica la rappresentazione visiva di alcuni utenti tipo. Si parte da dargli un nome di fantasia, Mario ad esempio, che magari è un manager per un’importante azienda multinazionale. Mario ha un livello di istruzione universitario e possiede una buona competenza linguistica. A causa del suo lavoro ha poco tempo a disposizione e vuole ottenere il maggior numero di informazioni nel minor tempo possibile. Il suo metodo di lettura è molto veloce, salta da un paragrafo al successivo mentre viene spesso distratto da immagini graficamente accattivanti. Potrebbe voler salvare dei pezzi per una consultazione successiva, oppure condividere con amici o colleghi alcune informazioni che ritiene altamente interessanti.
Tutti questi dati ci aiutano ad individuare quali siano le tecniche di comunicazione più efficaci per coinvolgere il nostro Mario e convincerlo ad attivarsi con una Azione Primaria.
Cosa è quindi un’Azione Primaria?
Ovviamente le azioni che vorremmo fossero fatte da Mario. L’azione Primaria è quella che riteniamo più importante, quella fondamentale. Se ne possono poi aggiungere delle secondarie, oppure delle azioni negative (cosa Mario non vuole fare), che concorrono a creare ciascuna una nuova OneSQ che dovrà poi essere analizzata a parte.
Attenzione l’azione primaria NON coincide però con l'obiettivo finale che ci prefiggiamo di raggiungere ma è una azione che deve portare il nostro target ad averne un vantaggio. Ad esempio un’azione primaria può essere: leggere il maggior numero di documenti su un argomento, oppure riuscire a risparmiare dal commercialista, etc.
Differentemente gli Obiettivi Primari sono quelli che riguardano direttamente l’organizzatore della analisi. Nel caso di una azienda privata questi sono principalmente orientati alla massimizzazione del profitto, ma si possono facilmente declinare in obiettivi di carattere generale a favore della comunità.
Non ha senso quindi porsi problemi del tipo: “Come facciamo a convincere tutti gli umani ad inquinare di meno per salvare il pianeta?” Una domanda posta in questo modo non può essere analizzata approfonditamente, pur essendo molto vasto e affascinante come tema, difficilmente si riuscirà a giungere ad una conclusione attivabile.
Questa stessa domanda dovrebbe quindi essere suddivisa in tante piccole domande di questo tipo: “Come aiutiamo i dirigenti di grandi imprese a liberarsi dai costi di smaltimento in modo da diminuire l’impatto ambientale?”, oppure “Come aiutiamo il commerciante di provincia a liberarsi degli eccessi alimentari in modo da diminuire la creazione di risorse inutili?”
Una volta create tutte queste domande settorializzate si può procedere ad alcune sessioni di brainstorming che possano aiutare a generare delle possibili soluzioni.
Conclusioni
La metodologia Agile non è affatto complicata e se state pensando che queste cose voi già le sapevate, allora stavate già lavorando in maniera Agile, senza neanche saperlo. Sono sicuro anche che nelle organizzazioni politiche questi concetti siano già ampiamente utilizzati, il mio unico suggerimento è che si usino strumenti moderni ed adeguati, che permettano un approccio analitico/scientifico alla risoluzione dei problemi.
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