proposta di INIZIATIVA PER UNA PREVIDENZA LIBERA

Quest'iniziativa ha lo scopo di superare l'attuale sistema di previdenza obbligatoria.

L'art. 38, comma 2, della Costituzione sancisce il diritto dei lavoratori alla previdenza, e stabilisce che "[...] ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato". Le criticità del sistema previdenziale attuale sono almeno tre:

1. L'INPS agisce in regime di monopolio: i contribuenti non hanno la possibilità di scegliere in quale gestione previdenziale versare (sia per la quota parte in carico al datore di lavoro che per quella a carico del lavoratore stesso). Il risultato è un'inefficienza strutturale: l'INPS ha flussi garantiti a vita e non ha alcun interesse nell'efficientare la propria gestione. I lavoratori devono essere liberi di scegliere a quale fondo aderire, pubblico o privato, e lo Stato deve invece garantire il rispetto di soglie minime di tutela. In questa maniera, il lavoratore potrebbe ancora scegliere di versare al FPLD dell'INPS, se di uso gradimento, o ad altra cassa.

2. Stesso discorso vale per la previdenza dei professionisti: l'attuale sistema lega il professionista con doppio nodo all'iscrizione all'ordine professionale, pre-requisito per l'esercizio della propria attività, e alla cassa di previdenza. Le casse di previdenza dei professionisti possono così contare su un flusso di denaro costante al quale non corrisponde in alcun modo una proposta di valore, sia essa una possibile modulazione dei versamenti (ad esempio dei "life cycle" che permettono di versare meno in fase di startup e di più ad attività avviata) o semplicemente la possibilità di scegliere una linea d'investimento in base alle proprie preferenze (ad esempio profilando il contribuente in base alla propensione individuale al rischio in analogia a quanto avviene per la previdenza complementare).

3. Occorre affrontare la transizione dall'attuale sistema previdenziale pubblico a ripartizione verso uno a capitalizzazione. Inserire in Costituzione un principio di equità generazionale può essere un primo passo importante, ma resta una profonda  ingiustizia sociale di fondo: senza libertà di scegliere a chi versare i propri contributi non si può pianificare alcun futuro, per dirlo con la Costituzione, adeguato alle proprie esigenze di vita.

In conclusione, la previdenza è veramente il punto di rottura nello scontro generazionale e solo il superamento dello status quo - e non i soli piani di riassesto finanziario dell'INPS - permetterà una scelta consapevole e rispettosa della volontà dei contribuenti che assicuri che ai lavoratori "siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria" (art. 38 Cost.).

Cia Effe! Ho letto ora e lo segnalo sicuramente anche a Barbara Peres che coordina l'analisi sull'economia. 
Nel frattempo riesci a aggiungere qui qualche informazione sul quadro UE su questi temi? 

Sarebbe utile sapere cosa fanno gli altri paesi e se ci sono direttive di riferimento in materia. 

Grazie! 

Ciao Effe!

Sono d'accordo con te sulla opportunita' di passare ad un regime di previdenza libera tanto per i lavoratori dipendenti quanto per i professionisti. Come ogni monopolio, anche quello dell'INPS e delle casse finisce per gravare sulle spalle di coloro che dovrebbero esserne i beneficiari e da liberale non posso, quindi, che apprezzare la tua visione.

Tuttavia la probabilita' di riuscire a scalfire le difese di questo sistema sono molto basse.

Ragionando in termini di impatto concreto sulla vita delle persone, penso  che varrebbe piuttosto la pena di concentrarci sul basso grado di adesione alla previdenza complementare ferma al 30%. Cio' significa che circa il 70% dei lavoratori fara' affidamento alla sola pensione dell'INPS. Poiche' questa rappresentera' al massimo il 50-60% dell'ultimo salario, l'ovvia e terribile conseguenza sara' un futuro di poverta', proprio nella fase piu' delicata della vita.  Una vera bomba a orologeria sociale!

In allegato puoi trovare l'ultima analisi campionaria sul Welfare e Sanita' appena pubblicata dalla Mefop. A pagina 13, i dati su cio' che maggiormente preoccupa gli italiani: pensioni inadeguate, perdita del lavoro e malattia.

[Sul tema della della previdenza sto organizzando un convegno con i sindacati e le associazioni imprenditoriali dei metalmeccanici a Roma l'8 ottobre prossimo con lo scopo di favorire il dibattito.]

La nostra campagna si potrebbe chiamare #dalcorpodellavoratore/pensionatoalcuoredellapolitica

Sempre nello stesso rapporto, a pagina 47, c'e' una misurazione del conflitto intergenerazionale: circa il 43% dei partecipanti dimostra un alto grado di egoismo intergenerazionale. All'opposto, dato positivo, il 26% si configura come altruista, ed e' il nostro bacino potenziale.

Anche sulla questione del finanziamento, passaggio da ripartizione a capitalizzazione, sono assolutamente d'accordo, con la precisazione delle oggetive difficolta' ad effettuare il passaggio, come spiegato in modo limpido da Elsa Fornero nel libro Chi Ha Paura delle Riforme. 

a presto

Oreste

 

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In risposta a di Oreste Gallo

Ciao Oreste

grazie del commento e del documento di MEFOP (ho collaborato, seppur brevemente, con i loro consulenti per un progetto e ne ho apprezzato preparazione e visione). Concordo sul fatto che il secondo pilastro della previdenza sia una stampella necessaria nel momento in cui l'INPS non potrà garantirmi una pensione adeguata; le agevolazioni fiscali sulla previdenza complementare dovevano servire da volano ma, ad oggi, i fondi TFR ancora non decollano come sperato.

Tuttavia, l'ingiustizia di fondo rimane: sono costretto ad aderire alla previdenza pubblica, gestita da un ente che amministrerà i miei soldi maniera insostenibile e contro la mia volontà; con i miei soldi sono pagate oggi pensioni completamente squilibrate rispetto ai corrispettivi versamenti contributivi. Quando sarà "il mio turno", so che riceverò molto meno di quanto io ho pagato per gli altri e di quanto un player privato, con tutta probabilità, mi avrebbe garantito.

Il TFR è stato pensato come una quota di retribuzione differita per far fronte alle necessità dovute alla fine di un rapporto di lavoro dipendente. Chiedermi di usarlo per tamponare le inefficienze di un sistema ingiusto al quale è impossibile sottrarsi è una seconda forma di violenza (economica, ma pure sempre tale). Come a dire: l'INPS prende i miei soldi e mi garantirà un tasso di conversione del 50-60%, quindi devo adoperare il mio TFR (ancora una volta, soldi miei) per evitare di impoverirmi ulteriormente.

Hai sicuramente centrato il fulcro del problema quando dici che il sistema ha delle difese molto alte. Il nostro dibattito dovrebbe aiutarci a trovare una soluzione, se non perfetta, almeno di compromesso. Ed è un bene promuovere il dibattito tramite convegni, ma questo dibattito dovrebbe essere il principale argomento di discussione della politica e tra i cittadini e invece - esperienza personale, ma credo che ognuno di noi può "divertirsi" a verificarla - quando provo a discutere di superare il monopolio INPS e liberalizzare la previdenza obbligatoria mi sento spesso un alieno. L'equazione pubblico = sicuro e privato = pericoloso è un automatismo difficile da disinnescare.

Dal punto di vista pragmatico, sarebbe utile strutturare un documento in cui riassumiamo le principali resistenze, come le hai giustamente definite, in modo da conoscere il "nemico". Leggerò il libro della Fornero, che avevo già in wishlist.

Sarebbe utile infine analizzare dati dei paesi in cui la previdenza è libera, nel senso in cui l'abbiamo intesa ora, e mettere a confronto i versamenti effettuati nell'arco della vita lavorativa e il tasso di conversione. Questo misurerebbe l'inefficienza del nostro sistema.

Ciao, non ho una cognizione completa sull'argomento ma trovo la questione "previdenza libera" una posizione contro un pilastro del welfare state.

Lungi dal voler difendere l'assetto attuale che comporta forti iniquità intergenerazionali trovo la posizione fermamente non condivisibile.

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In risposta a di Marco Pierini

Ciao Marco

nessuno di noi ha cognizione completa sull'argomento, siamo qui per confrontarci proprio per questo!

Se con "minerebbe un pilastro del welfare state" intendi dire che minerebbe il flusso perpetuamente garantito all'INPS e alle casse professionali, direi che il senso dell'iniziativa è proprio quello.

Si tratta di immaginare delle alternative sostenibili a un futuro sicuramente iniquo. Una previdenza pubblica a ripartizione ricorda un po' un gigantesco "schema Ponzi". L'ultimo arrivato rimane con le tasche vuote e il cerino in mano.

Ovviamente, un'ipotesi di riforma deve considerare lo Stato non più come erogatore mopolista di un servizio, ma com garante del rispetto dei diritti dei lavoratori. Lo Stato deve settare l'asticella dei diritti e garantire che i vari player agiscano nel pieno rispetto delle regole.

Ciao, ho preso anch'io il libro della Fornero (grazie Oreste)

Pur ritenendomi un liberale credo possano esistere alcuni monopoli pubblici...sulla gestione è  un altro paio di maniche.

un fondo privato "oligopolista e too big to fail" non mi da grandi garanzie, se dobbiamo puntare ad un ottimo regolatore possiamo puntare  ad un buon gestore pubblico.

P.s. sono un 40enne, capisco appieno le tue preoccupazioni. 

 

Buonasera a tutti,

e scusate se vi rispondo solo ora ma son state giornate piene.

Ho letto i vostri ultimi commenti e avanzerei una proposta di metodo.

Non so voi ma personalmente sono un appassionato di studi economici, storici, politici...... e non un economista. Se vogliamo impostare il lavoro seriamente e sviluppare delle proposte credibili, dovremmo interpellare degli esperti della materia che ci aiutino a illuminare i vincoli logici ed empirici entro cui si devono prendere le scelte politiche sulla previdenza.

Altrimenti si rischia di far delle chiacchere.

Se siete d'accordo, proporrei di scrivere una lettera da inviare ad alcuni economisti per invitarli ad aiutarci a preparare un documento che illustri i vincoli e le possibili scelte.

Dopodiche' potremmo discutere di come sottoporre questi risultati e le conseguenti domande ai nostri compagni di viaggio: gli Eumans. Che ne dite?

Solo oggi grazie al richiamo nel piede della solita mail di Marco e Gilla vedo questa discussione.

Sollevai il problema INPS (ed INAIL) in un mio intervento al Comitato di RI.

Sono convinto che con i trend demografici e di occupazione bisogna affrontare di petto il problema pensioni, altrimenti sarà un continuo rincorrere la realtà limando al ribasso le prestazioni.

A questo si aggiunge l'inaccettabile situazione di monopolio di INPS ed INAIL nei rispettivi settori. Quando si parla di cuneo fiscale e della necessità di ridurlo nessuno sembra ricordarsi che, specie per i redditi più bassi, l'impatto dei contributi versati ad INPS ed INAIL è la voce principale: inutile tagliare decimi di fiscalità e non controllare con che efficacia ed efficenza vengono utilizzati i grandi versamenti che le aziende fanno per la previdenza. Non mi risulta che sia messo in discussione il costo che le strutture amministrative di inps ed inail hanno sul calcolo delle pensioni e su quanto messo a disposizione del servizio sanitario nazionale.
La migrazione del sistema pensionistico ad un modello a capitalizzazione è auspicabile ma bisogna essere consapevoli che è un progetto realizzabile solo nel lunghissimo periodo.

Discorso a parte il buco INAIL: non si capisce perchè le imprese debbano pagare una esosissima assicurazione pubblica ed obbligatoria e poi, quelle più sane, riassicurare il rischio rivalsa INAIL con compagnie private. L'INAIL si potrebbe chiudere subito!

Ciao a tutti

Dario

Ciao Effe di Effe e tutti coloro che hanno partecipato a questa discussione, 
se volete domani sera se ne può parlare durante la seconda riunione dedicata a Eumans 2020 domani venerdi 23 agosto dalle 18 alle 20 https://www.alcuoredellapolitica.net/eumans2020-agosto

Mi dispiace non avre potuto partecipare alla riunione del 23 per discutere di questo tema. Il titolo del commento di Dario riassume il mio sogno (sistema a capitalizzazione, chiudere INAIL) e apprezzo il "sollecito" metodologico di Oreste Gallo. A tal riguardo, Oreste, hai qualche nome (anche in vista del convegno del prossimo 8 ottobre) o un canovaccio dal quale partire?