
Il mercato solitamente aziona le sue leve e premia i migliori, tra coloro che vi si affacciano, mettendoli in competizione tra loro e lasciando che sia la semplice selezione a portare i risultati. Survival of the fittest.
Sui mercati di servizi digitali, che solitamente conosciamo associati a grandi nomi di compagnie americane (ma esistono eccezioni) i meccanismi tradizionali di selezione non funzionano. Questo succede fondamentalmente per due motivi.
Il primo (meno importante) deriva dalla scelta di non limitare le suddette aziende con opportune leggi antitrust, come invece era stato fatto per altri importanti mercati, in passato.
Il secondo - definitivo - attiene al fatto che gli utenti stessi hanno ben presto sviluppato l'interesse ad agglutinarsi su una sola piattaforma, per poter meglio interagire tra loro.
Per la prima volta nella storia i consumatori stessi si sono creati i monopoli con le loro stesse mani. Questo ha decretato il successo di una singola - imbattibile - piattaforma per ciascuna nicchia di mercato. Un solo social network, un solo microblogging, una sola messaggistica, un solo marketplace, un solo servizio di home rental, un solo "ridesharing" e via così.
It's a winner-takes-all world.
È indispensabile recuperare al più presto questa incresciosa situazione.
Il metodo più efficace e al contempo liberale dovrebbe essere quello di consentire ai consumatori di fruire liberamente di un servizio (social network, messaggistica o altro) interagendo con tutti gli altri utenti, a prescindere da quale piattaforma questi abbiano scelto. Il concetto da approfondire è dunque quello della decentralizzazione.
Per ottenere un risultato del genere è indispensabile realizzare un framework di interoperabilità tra i diversi sistemi, oltre a un meccanismo che consenta:
- agli utenti stessi di detenere il possesso dei propri dati, cedendo o ritirando l'uso di quella parte di informazioni che ritengono opportuna;
- di definire i protocolli di interoperabilità (e il relativo processo di change) in modo che gli stessi servizi possano essere fruiti da utenti diversi su broker diversi;
- di individuare tecnologie adatte a consentire il funzionamento di tali framework in maniera distribuita, senza che sia più necessaria una effettiva centralizzazione.
In questo processo, il ruolo degli attori politici è fondamentale. Sembra possibile dire che quella sopra descritta è una visione poco condivisa, stretti come stiamo - culturalmente parlando - tra il pervasivo statalismo ed il becero richiamo al laissez-faire (che certamente in questo scenario si dimostra inadeguato e pericoloso).
Dovremmo proprio cercare di focalizzare gli sforzi sul ruolo di alcuni politici - viene in mente Margrethe Vestager (politica liberale danese attualmente Commissaria europea per la Competizione, n.d.r.) che sembra centrata e pure ben motivata, ma forse non adeguatamente dotata degli spunti di approfondimento necessari per trovare le soluzioni migliori. Se siedi sulla sedia del principale organismo regolatorio europeo non sei lì solo per fare multe, seppur molto ingenti.
Sul primo punto (consentire agli utenti il possesso ed il controllo dei propri dati) ci vengono in soccorso alcuni sforzi posti in atto nel recente periodo. L'ambito è quello della "self-sovereign-identity". Una realtà a muoversi in questo ambito è Sovrin, una Foundation che si occupa di proporre un framework per la gestione di identità digitali.
Per il resto, casca a fagiuolo il gran lavoro dei Copernicani (Overlay Network Crittografici) che a sua volta, molto opportunamente, cita Solid di Tim Berners-Lee come iniziativa da osservare con attenzione.
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